La scelta delle carte
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La scelta delle carte
Buongiorno.
Io mio periodo di apprendimento l’ho fatto prevalentemente con carte lucide e stampando fotografie a colori.
La grammatura mi sembra 260g/Mq. Il risultato mi piace.
Poi ho provato carte matte, solo per fotografie monocromatiche e la resa mi piace anche in questo caso. La grammatura è inferiore, 210g/mq.
So che alcuni di voi usano solo carte baritate e/o rag e mi interessano i vostri ragionamenti: resa tenue dei colori, incisione delle fotografie monocromatiche, peso della carta in mano (in genere 300g/mq. o più), resa delle luci ed eliminazione dei riflessi?
Per ora le baritate non le ho provate, aspetto di completare definitivamente il percorso ripresa -> stampa, che richiede non solo la produzione finale, ma anche la destinazione finale, vale a dire cornice o cartellina d’archivio.
Cosa potete suggerirmi?
Grazie!
Io mio periodo di apprendimento l’ho fatto prevalentemente con carte lucide e stampando fotografie a colori.
La grammatura mi sembra 260g/Mq. Il risultato mi piace.
Poi ho provato carte matte, solo per fotografie monocromatiche e la resa mi piace anche in questo caso. La grammatura è inferiore, 210g/mq.
So che alcuni di voi usano solo carte baritate e/o rag e mi interessano i vostri ragionamenti: resa tenue dei colori, incisione delle fotografie monocromatiche, peso della carta in mano (in genere 300g/mq. o più), resa delle luci ed eliminazione dei riflessi?
Per ora le baritate non le ho provate, aspetto di completare definitivamente il percorso ripresa -> stampa, che richiede non solo la produzione finale, ma anche la destinazione finale, vale a dire cornice o cartellina d’archivio.
Cosa potete suggerirmi?
Grazie!
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Re: La scelta delle carte
Torno da voi.
Ho fatto la stessa stampa su carte diverse ed è lampante la differenza tra la carta lucida e la carta semi-lucida. La resa della seconda è molto superiore. Non sono certo della resa della carta opaca con le fotografie a colori, hanno un certo fascino ma non ho ancora le idee chiare.
Cosa vi fa preferire la carta baritata? è sempre e comunque meglio scegliere la carta "migliore", più pesante?
Grazie!
Ho fatto la stessa stampa su carte diverse ed è lampante la differenza tra la carta lucida e la carta semi-lucida. La resa della seconda è molto superiore. Non sono certo della resa della carta opaca con le fotografie a colori, hanno un certo fascino ma non ho ancora le idee chiare.
Cosa vi fa preferire la carta baritata? è sempre e comunque meglio scegliere la carta "migliore", più pesante?
Grazie!
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Re: La scelta delle carte
Eh, il mondo delle carte da stampa secondo me è un po' come quello dei gusti del gelato: uno ha quei due o tre preferiti, però ogni tanto gli piace cambiare, provare le novità, andare dietro a quello che trova in quel momento... per poi tornare ai preferiti!
Per quanto mi riguarda, molto dipende da quello che devo fare con la stampa.
Le caratteristiche principali sono il peso e il tipo di superficie (ce ne sarebbe una terza: il prezzo, ma vediamo dove ci porta il discorso).
Se la foto è da tenere in mano, osservare insieme ad altre, magari in una piccola serie, oppure è da incorniciare, preferisco senz’altro grammature pesanti, che diano rigidezza al foglio. Più è “grossa” e più mi piace. Senza esagerare però, perché se lo spessore è eccessivo ci saranno senz’altro problemi di caricamento nella stampante, per lo meno nell’ingresso normale, oppure mi toccherà effettuare il caricamento dal di dietro (ho una Epson), stare attento all’allineamento, ecc. Poi, per carità, una volta ho stampato anche su un cartone da passepartout da 3 mm di spessore, ma che briga!
Uso principalmente carte da 310 g/m2, che hanno buone caratteristiche da questo punto di vista e sono molto piacevoli da tenere in mano.
I due casi in cui preferisco una carta sottile, leggera, sono quelli in cui la foto è da montare su un pannello rigido (forex, sandwich, truciolare, masonite, ecc.) oppure da rilegare a formare un libro.
La superficie: qui la scelta si fa più complicata, perché più varia. Come quasi tutti, io distinguo tre categorie: lucida, perlata e “matt”. Quest’ultima è detta anche anche “rag” (letteralmente “straccio” in inglese). Mi piacerebbe dire “opaca” ma pare che il significato sia diverso…
Qui però mi prendo un po’ più di tempo e posterò di seguito alcune considerazioni, sempre solo in base alla mia esperienza naturalmente (comprese le carte baritate).
Per quanto mi riguarda, molto dipende da quello che devo fare con la stampa.
Le caratteristiche principali sono il peso e il tipo di superficie (ce ne sarebbe una terza: il prezzo, ma vediamo dove ci porta il discorso).
Se la foto è da tenere in mano, osservare insieme ad altre, magari in una piccola serie, oppure è da incorniciare, preferisco senz’altro grammature pesanti, che diano rigidezza al foglio. Più è “grossa” e più mi piace. Senza esagerare però, perché se lo spessore è eccessivo ci saranno senz’altro problemi di caricamento nella stampante, per lo meno nell’ingresso normale, oppure mi toccherà effettuare il caricamento dal di dietro (ho una Epson), stare attento all’allineamento, ecc. Poi, per carità, una volta ho stampato anche su un cartone da passepartout da 3 mm di spessore, ma che briga!
Uso principalmente carte da 310 g/m2, che hanno buone caratteristiche da questo punto di vista e sono molto piacevoli da tenere in mano.
I due casi in cui preferisco una carta sottile, leggera, sono quelli in cui la foto è da montare su un pannello rigido (forex, sandwich, truciolare, masonite, ecc.) oppure da rilegare a formare un libro.
La superficie: qui la scelta si fa più complicata, perché più varia. Come quasi tutti, io distinguo tre categorie: lucida, perlata e “matt”. Quest’ultima è detta anche anche “rag” (letteralmente “straccio” in inglese). Mi piacerebbe dire “opaca” ma pare che il significato sia diverso…
Qui però mi prendo un po’ più di tempo e posterò di seguito alcune considerazioni, sempre solo in base alla mia esperienza naturalmente (comprese le carte baritate).
Spesso quello che cerchi è dentro di te... oppure nel frigo!
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- Michele Azzali
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Re: La scelta delle carte
Le carte lucide sono quelle con la base in fibra a cui è stata applicata una resina che gli dà lucentezza.
Per la mia esperienza hanno una resa ottima per il colore, sono molto nitide e in genere riscuotono grande successo presso il pubblico perché assomigliano moltissimo alle carte tradizionali che i laboratori sfornavano trent’anni fa.
Inoltre sono relativamente economiche.
Io ne tengo un po’ per fare qualche favore ad amici e parenti (a volte mi chiedono di stampare una loro foto-ricordo), fototessere, ecc. Un esempio è la Epson Premium Glossy, da 255 g/m2, la più economica, oggi stranamente reperibile con difficoltà. Oppure la ottima Canson Photogloss Premium RC da 270 g/m2, oppure la Photo Highgloss Premium RC da 315 g/m2, sempre della Canson.
Uso carte Canson perché sono di alta qualità ma meno care delle blasonate Hahnemule. La sigla RC vuol dire “Resin Coated”, cioè con lo strato di resina di cui accennavo prima. Hanno il difetto di invecchiare (sbiadire, ingiallire) relativamente rapidamente se esposte alla luce del sole (es. incorniciate ed appese), ma si parla di anni di esposizione.
In ogni caso non mi entusiasmano, luccicano troppo, riflettono la luce e molte presentano il fenomeno del “Bronzing”. Si lasciano vedere bene solo in luce diffusa e tenendole bene di fronte. Hanno il retro in pvc, plasticoso e che non sopporta la scrittura con penne e pennarelli.
Per la mia esperienza hanno una resa ottima per il colore, sono molto nitide e in genere riscuotono grande successo presso il pubblico perché assomigliano moltissimo alle carte tradizionali che i laboratori sfornavano trent’anni fa.
Inoltre sono relativamente economiche.
Io ne tengo un po’ per fare qualche favore ad amici e parenti (a volte mi chiedono di stampare una loro foto-ricordo), fototessere, ecc. Un esempio è la Epson Premium Glossy, da 255 g/m2, la più economica, oggi stranamente reperibile con difficoltà. Oppure la ottima Canson Photogloss Premium RC da 270 g/m2, oppure la Photo Highgloss Premium RC da 315 g/m2, sempre della Canson.
Uso carte Canson perché sono di alta qualità ma meno care delle blasonate Hahnemule. La sigla RC vuol dire “Resin Coated”, cioè con lo strato di resina di cui accennavo prima. Hanno il difetto di invecchiare (sbiadire, ingiallire) relativamente rapidamente se esposte alla luce del sole (es. incorniciate ed appese), ma si parla di anni di esposizione.
In ogni caso non mi entusiasmano, luccicano troppo, riflettono la luce e molte presentano il fenomeno del “Bronzing”. Si lasciano vedere bene solo in luce diffusa e tenendole bene di fronte. Hanno il retro in pvc, plasticoso e che non sopporta la scrittura con penne e pennarelli.
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Re: La scelta delle carte
Grazie Michele, magari continuiamo lo scambio di esperienze.
Ho preso per iniziare carta lucida Canon, 260g/mq, che ho utilizzato per farmi le ossa sia con Lightroom, sia con le impostazioni di Print Studio Pro soprattutto per i margini, visto che non ho voglia di rifilarle e le desidero tutte uguali.
Inoltre le prime venivano sottoesposte, cosa che ho risolto calibrando lo schermo, sia riducendo completamente la luminosità dello stesso quando sviluppo con Lightroom CC.
Oltre alla carta lucida ho preso carta Canon Premium Matte da 210g/mq, che va trattata con attenzione perché il lato stampabile è sostanzialmente indistinguibile dal retro, carta Canon Luster semilucida da 260g/mq e carta Canon Pro Platinum da 300g/mq.
La Matte, pur essendo un po' più leggera mi piace molto per immagini monocromatiche, con il suo aspetto rugoso.
Poi ho fatto una prova, stampando la stessa fotografia a colori su carta lucida, carta Luster e su carta Matte. La resa della prima è la meno interessante, decisamente meglio la Luster, che non presenta troppi riflessi. Molto interessante la resa della Matte, anche se non credo continuerò ad usarla per il colore.
Ora non resta che verificare la Pro Platinum.
Ho preso per iniziare carta lucida Canon, 260g/mq, che ho utilizzato per farmi le ossa sia con Lightroom, sia con le impostazioni di Print Studio Pro soprattutto per i margini, visto che non ho voglia di rifilarle e le desidero tutte uguali.
Inoltre le prime venivano sottoesposte, cosa che ho risolto calibrando lo schermo, sia riducendo completamente la luminosità dello stesso quando sviluppo con Lightroom CC.
Oltre alla carta lucida ho preso carta Canon Premium Matte da 210g/mq, che va trattata con attenzione perché il lato stampabile è sostanzialmente indistinguibile dal retro, carta Canon Luster semilucida da 260g/mq e carta Canon Pro Platinum da 300g/mq.
La Matte, pur essendo un po' più leggera mi piace molto per immagini monocromatiche, con il suo aspetto rugoso.
Poi ho fatto una prova, stampando la stessa fotografia a colori su carta lucida, carta Luster e su carta Matte. La resa della prima è la meno interessante, decisamente meglio la Luster, che non presenta troppi riflessi. Molto interessante la resa della Matte, anche se non credo continuerò ad usarla per il colore.
Ora non resta che verificare la Pro Platinum.
- Michele Azzali
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Re: La scelta delle carte
Beh, direi che stai già trovando il tuo "flusso di lavoro", hai già delle esperienze che è utilissimo condividere (del resto uno degli scopi principali del forum è proprio questo).
Io vado avanti con le carte con superficie perla (o semilucida): le trovo adatte sia per il colore che per il bianco e nero, anche se spesso hanno un’intonazione decisamente calda (cosa che però a me piace). In questo campo cadono le cosiddette carte baritate di cui chiedevi sopra, Luca.
Qui è necessario un chiarimento (già scritto in passato in queste pagnie): la barite è un minerale del bario, i cui cristalli vengono triturati fino a farne una polvere finissima, perfettamente bianca. Infatti nelle carte analogiche viene stesa come supporto per l'emulsione fotosensibile e fornisce i bianchi più puri una volta che il fissaggio ha asportato lo strato degli alogenuri d’argento non impressionati.
Nelle carte inkjet lo scopo della barite è semplicemente quello di avere una superficie liscia, semilucida, “perlata” appunto, e non sono sicuro del fatto che questo non possa essere ottenuto anche con qualche sostanza diversa. Secondo me viene messa per motivi commerciali, per l’appeal che la parola “baritata” esercita sul pubblico, ma è chiaramente una suggestione di derivazione analogica.
Fino ad un paio di anni fa ero entusiasta di queste carte, in particolare della Canson Baryta Photographique da 310 g/m2. Non voglio fare pubblicità a nessuna marca in particolare, dico solo quello che piace a me. Carte corrsispondenti o quasi uguali le producono anche altre aziende (Hahnemule, Harman, Ilford, Moab, Felix Schoeller, ecc.).
Poi ho scoperto la Canson “Platine” che ha una superficie semilucida, quasi assente da riflessi, microstrutturata, bella rigida, stesso peso da 310. Priva dell’intonazione calda, tanto che mi lascia la scelta, nel bianco e nero, di “quanto dargliene”. Neri più profondi, toni più ricchi in generale e retro fatto di carta ottenuta con fibre di cotone, su cui posso scrivere perfino coi pennarelli grafici 0,2 (scrivo sempre i riferimenti sul retro, anche solo luogo e data).
E’ priva di barite ma, manco a farlo apposta, è più cara. Inoltre tende ad arricciarsi ai bordi per cui il foglio va “contro-arrotolato” prima di caricarlo (senza esagerare), pena la comparsa di orrende macchie di inchiostro, quasi sempre al margine inferiore del foglio (striscia contro le testine di stampa prima di uscire). Ma basta regolarsi.
Io vado avanti con le carte con superficie perla (o semilucida): le trovo adatte sia per il colore che per il bianco e nero, anche se spesso hanno un’intonazione decisamente calda (cosa che però a me piace). In questo campo cadono le cosiddette carte baritate di cui chiedevi sopra, Luca.
Qui è necessario un chiarimento (già scritto in passato in queste pagnie): la barite è un minerale del bario, i cui cristalli vengono triturati fino a farne una polvere finissima, perfettamente bianca. Infatti nelle carte analogiche viene stesa come supporto per l'emulsione fotosensibile e fornisce i bianchi più puri una volta che il fissaggio ha asportato lo strato degli alogenuri d’argento non impressionati.
Nelle carte inkjet lo scopo della barite è semplicemente quello di avere una superficie liscia, semilucida, “perlata” appunto, e non sono sicuro del fatto che questo non possa essere ottenuto anche con qualche sostanza diversa. Secondo me viene messa per motivi commerciali, per l’appeal che la parola “baritata” esercita sul pubblico, ma è chiaramente una suggestione di derivazione analogica.
Fino ad un paio di anni fa ero entusiasta di queste carte, in particolare della Canson Baryta Photographique da 310 g/m2. Non voglio fare pubblicità a nessuna marca in particolare, dico solo quello che piace a me. Carte corrsispondenti o quasi uguali le producono anche altre aziende (Hahnemule, Harman, Ilford, Moab, Felix Schoeller, ecc.).
Poi ho scoperto la Canson “Platine” che ha una superficie semilucida, quasi assente da riflessi, microstrutturata, bella rigida, stesso peso da 310. Priva dell’intonazione calda, tanto che mi lascia la scelta, nel bianco e nero, di “quanto dargliene”. Neri più profondi, toni più ricchi in generale e retro fatto di carta ottenuta con fibre di cotone, su cui posso scrivere perfino coi pennarelli grafici 0,2 (scrivo sempre i riferimenti sul retro, anche solo luogo e data).
E’ priva di barite ma, manco a farlo apposta, è più cara. Inoltre tende ad arricciarsi ai bordi per cui il foglio va “contro-arrotolato” prima di caricarlo (senza esagerare), pena la comparsa di orrende macchie di inchiostro, quasi sempre al margine inferiore del foglio (striscia contro le testine di stampa prima di uscire). Ma basta regolarsi.
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Re: La scelta delle carte
Le carte “matt” o "carte cotone" o "Rag" non sono baritate, possono farne a meno. Questo, secondo me, rende possibile ottenere dei grigi e dei neri belli profondi, ben leggibili e una gamma tonale più estesa. Le uso quasi esclusivamente per il bianco e nero anche se in generale hanno un tono un po’ freddo, cosa che si può compensare e regolare tranquillamente prima di lanciare la stampa.
Sono le più care ma mi piacciono molto, in genere hanno un bel peso/spessore e promettono una durata dell’immagine plurisecolare (purchè la stampa sia a pigmenti).
I musei e i collezionisti, oltre a quelle tradizionali, acquistano stampe digitali solo su questo tipo di carta.
Tenendone in mano anche solo una piccola raccolta si capisce il perché. Su queste carte le fotografie si fanno apprezzare già nel formato A4, che è quello che evidenzia maggiormente le differenze fra i vari tipi. Le stampe su queste carte non presentano ovviamente il “Bronzing” e sono prive di metamerismo.
Il riferimento in questo campo è la Hahnemule Photo Rag, ma io non la trovo differente dalla Canson Rag Photographique, che costa meno. La migliore che ho provato, che è anche stata la miglior carta che mi sia passata per le mani, è stata la Ilford Galerie Prestige Gold Cotton Smooth, che oltre ad avere un nome che faceva venire il fiato corto, era cara arrabbiata. Infatti l’hanno tolta dalla produzione.
Pesava 330 g/m2, la resa era praticamente uguale alle due già citate (sono tutte carte in fibra di cotone), ma le foto sembravano veramente qualcosa di prezioso, era un piacere tenerle in mano, sfogliarle. Purtroppo nella mia stampante dava qualche problema di caricamento, ma meglio così. Qualche anno fa mi sono “rovinato” con un pacco da 25 fogli in A4 e poi mai più.
Nel campo delle carte matt la scelta è molto vasta, i tipi di superficie sono molto diversi, si va da quelle lisce a quelle strutturate “tipo acquerello” o addirittura ai “canvas” cioè alle tele stampabili. Io le preferisco abbastanza lisce, anche se una superficie un po’ più rugosa, a detta di molti, dona alle stampe un aspetto più “artistico”. Ottima per questo scopo è la Canon Museum Etching da ben 350 g/m2, su cui ho avuto modo di apprezzare le stampe di Mario Mazziol.
Queste carte sono anche le più naturali perché sono fatte esclusivamente con il cotone, il che in alcuni casi dà loro un fondo non perfettamente bianco a causa della presenza di lignina. I fabbricanti più abili riescono comunque ad ottenere una superficie bianca, altri introducono nel processo di fabbricazione degli sbiancanti ottici (OBA: Optical Brightening Agents) che fanno storcere un po’ il naso ai perfezionisti.
(Come nel campo alimentare si legge spesso sulle confenzioni che il prodotto non contiene olio di palma, sui pacchi di carta da stampa viene orgogliosamente annunciato: “No OBAs!”).
Un caso tutto particolare in questo campo è rappresentato a mio parere dalla Epson Archival Matte. Decisamente economica rispetto alle altre, pesa solo 189 g/m2 ma non so come, riescono a darle una rigidezza molto buona, inoltre ha un fondo sufficientemente bianco (se contenga lignina oppure OBA non lo so…).
Non eccelle nel bianco e nero, ma nel colore dà risultati ottimi, dai colori non troppo saturi o squillanti, anzi le tinte pastello sono restituite meravigliosamente.
Per le stampanti Epson è “la morte sua”, tutte hanno il profilo già installato, si trova anche nei centri commerciali e un pacco da 50 fogli A4 costa circa 16,00 euro. Ovviamente si può usare anche con altre marche di stampanti, per cui è l’ideale per sperimentare. Non so quali caratteristiche di durata abbia ma ho stampe ancora perfette che sono alla luce da più di 15 anni (ma poi, l’hanno chiamata “archival”…). Non essendo troppo spessa si presta anche alla rilegatura, ultimamente la sto rivalutando molto.
Sono le più care ma mi piacciono molto, in genere hanno un bel peso/spessore e promettono una durata dell’immagine plurisecolare (purchè la stampa sia a pigmenti).
I musei e i collezionisti, oltre a quelle tradizionali, acquistano stampe digitali solo su questo tipo di carta.
Tenendone in mano anche solo una piccola raccolta si capisce il perché. Su queste carte le fotografie si fanno apprezzare già nel formato A4, che è quello che evidenzia maggiormente le differenze fra i vari tipi. Le stampe su queste carte non presentano ovviamente il “Bronzing” e sono prive di metamerismo.
Il riferimento in questo campo è la Hahnemule Photo Rag, ma io non la trovo differente dalla Canson Rag Photographique, che costa meno. La migliore che ho provato, che è anche stata la miglior carta che mi sia passata per le mani, è stata la Ilford Galerie Prestige Gold Cotton Smooth, che oltre ad avere un nome che faceva venire il fiato corto, era cara arrabbiata. Infatti l’hanno tolta dalla produzione.
Pesava 330 g/m2, la resa era praticamente uguale alle due già citate (sono tutte carte in fibra di cotone), ma le foto sembravano veramente qualcosa di prezioso, era un piacere tenerle in mano, sfogliarle. Purtroppo nella mia stampante dava qualche problema di caricamento, ma meglio così. Qualche anno fa mi sono “rovinato” con un pacco da 25 fogli in A4 e poi mai più.
Nel campo delle carte matt la scelta è molto vasta, i tipi di superficie sono molto diversi, si va da quelle lisce a quelle strutturate “tipo acquerello” o addirittura ai “canvas” cioè alle tele stampabili. Io le preferisco abbastanza lisce, anche se una superficie un po’ più rugosa, a detta di molti, dona alle stampe un aspetto più “artistico”. Ottima per questo scopo è la Canon Museum Etching da ben 350 g/m2, su cui ho avuto modo di apprezzare le stampe di Mario Mazziol.
Queste carte sono anche le più naturali perché sono fatte esclusivamente con il cotone, il che in alcuni casi dà loro un fondo non perfettamente bianco a causa della presenza di lignina. I fabbricanti più abili riescono comunque ad ottenere una superficie bianca, altri introducono nel processo di fabbricazione degli sbiancanti ottici (OBA: Optical Brightening Agents) che fanno storcere un po’ il naso ai perfezionisti.
(Come nel campo alimentare si legge spesso sulle confenzioni che il prodotto non contiene olio di palma, sui pacchi di carta da stampa viene orgogliosamente annunciato: “No OBAs!”).
Un caso tutto particolare in questo campo è rappresentato a mio parere dalla Epson Archival Matte. Decisamente economica rispetto alle altre, pesa solo 189 g/m2 ma non so come, riescono a darle una rigidezza molto buona, inoltre ha un fondo sufficientemente bianco (se contenga lignina oppure OBA non lo so…).
Non eccelle nel bianco e nero, ma nel colore dà risultati ottimi, dai colori non troppo saturi o squillanti, anzi le tinte pastello sono restituite meravigliosamente.
Per le stampanti Epson è “la morte sua”, tutte hanno il profilo già installato, si trova anche nei centri commerciali e un pacco da 50 fogli A4 costa circa 16,00 euro. Ovviamente si può usare anche con altre marche di stampanti, per cui è l’ideale per sperimentare. Non so quali caratteristiche di durata abbia ma ho stampe ancora perfette che sono alla luce da più di 15 anni (ma poi, l’hanno chiamata “archival”…). Non essendo troppo spessa si presta anche alla rilegatura, ultimamente la sto rivalutando molto.
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Re: La scelta delle carte
Se potete procuratevi questa rivista francese: "JANVIER/FÉVRIER 2019 - Le monde de la photo".
In questo numero si parla, ampiamente, di stampanti e carte. Da leggere per essere aggiornati e volendo per imparare.
Buona lettura
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Re: La scelta delle carte
Grazie Mario, l'ho trovata ma mi sembra se ne parli nell'ultimo numero del 2018.Mario Mazziol ha scritto:Se potete procuratevi questa rivista francese: "JANVIER/FÉVRIER 2019 - Le monde de la photo".
In questo numero si parla, ampiamente, di stampanti e carte. Da leggere per essere aggiornati e volendo per imparare.
Buona lettura
Debbo cercare quello di gennaio-febbraio 2019?
Grazie!
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Re: La scelta delle carte
JANVIER/FÉVRIER 2019 I NUMÉRO 112: DOSSIER LES SECRETS DE L’IMPRESSION JET D’ENCRE
Questo recita la copertina, all'interno il dossier.
Buona lettura
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Buona lettura
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Re: La scelta delle carte
Rivista arrivata, il dossier è interessante e molto vasto: si parte dalla tecnologia inkjet per poi presentare diversi modelli. Poi la gestione dei colori e la calibrazione. Un po' delicato il capitolo legato ai driver di stampa, per forza di ampiezza limitata.
Interessante la panoramica sulle carte, molto accurata la classificazione per tipi, materiali e pesi.
Per quanto riguarda le carte credo sia imprescindibile il proprio occhio, gusto visivo e tatto. Non è detto che la carta più pesante sia anche la più strutturata.
Io sto sperimentando con
Ho capito che essenzialmente è una questione soggettiva: su quale carta quale fotografia mi piace di più.
Interessante la panoramica sulle carte, molto accurata la classificazione per tipi, materiali e pesi.
Per quanto riguarda le carte credo sia imprescindibile il proprio occhio, gusto visivo e tatto. Non è detto che la carta più pesante sia anche la più strutturata.
Io sto sperimentando con
- - carte lucide: sono quelle più economiche e debbo mettere in conto neri profondi ma anche riflessi. Nel complesso possono andare bene, ma la resa non è ottimale.
- carte semilucide: hanno meno riflessi ed una "texture" più piacevole. Personalmente non c'è paragone con
- carte matte: tutt'altra storia. Nessun riflesso ed i neri sono meno profondi che sulla carta lucida.
Ho capito che essenzialmente è una questione soggettiva: su quale carta quale fotografia mi piace di più.
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La scelta delle carte: matte o luster
Dopo un annetto di sperimentazione e dopo aver capito che non è assolutamente necessario stampare tutti i giorni come da qualche parte suggeriscono, ho scelto prevalentemente carte matte o luster, decisamente scartando le carte lucide.
Ho recentemente stampato la stessa fotografia in bianco be nero in modo esattamente uguale sui due tipi di carta.
Ma come scegliere?
Cosa ne pensate?
Qui il punto da discutere è essenzialmente estetico, non legato a grammature o percezioni tattili (stampe appese non si toccano). Quindi legato alla piacevolezza all'occhio. Corretta la metafora gelatiera che faceva Michele, ma forse c'è un qualche riferimento meno soggettivo.
Qualche spunto è stato elaborato qui viewtopic.php?f=22&t=39464#p365499, ma forse in quattro anni la nostra esperienza si è ampliata, sono curioso.
Ho recentemente stampato la stessa fotografia in bianco be nero in modo esattamente uguale sui due tipi di carta.
- matte: uniforme, nitida, neri neri ma non nerissimi, luci più chiare, alti dettagli, contrasti relativamente meno accentuati, nessun riflesso
- luster: maggior contrasto, neri molto profondi, luci meno luminose, alti contrasti, decisi riflessi sulla texture tipica.
Ma come scegliere?
Cosa ne pensate?
Qui il punto da discutere è essenzialmente estetico, non legato a grammature o percezioni tattili (stampe appese non si toccano). Quindi legato alla piacevolezza all'occhio. Corretta la metafora gelatiera che faceva Michele, ma forse c'è un qualche riferimento meno soggettivo.
Qualche spunto è stato elaborato qui viewtopic.php?f=22&t=39464#p365499, ma forse in quattro anni la nostra esperienza si è ampliata, sono curioso.
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Re: La scelta delle carte
Aggiungo che la carta luster rende toni freddi, quasi metallici. La carta matte - rag - rende toni morbidi, una sfumatura pastello.
Luster
Matte
Non so risolvermi. E lo schermo, con la compressione di Flickr, cambia completamente il risultato.
Luster
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Non so risolvermi. E lo schermo, con la compressione di Flickr, cambia completamente il risultato.
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Re: La scelta delle carte
In occasione delle feste ho fatto una mini-indagine in famiglia. Piace di più la stampa su carta matte con i suoi grigi morbidi e le ombre dettagliate.
Anche se ho detto loro che anche il contrasto elevato ed i neri profondi possono essere una scelta deliberata - e non un errore - la preferenza è stata chiara.
Debbo dire che aspetto e sensazione tattile della carta matte sono diversi.
Anche se ho detto loro che anche il contrasto elevato ed i neri profondi possono essere una scelta deliberata - e non un errore - la preferenza è stata chiara.
Debbo dire che aspetto e sensazione tattile della carta matte sono diversi.
Re: La scelta delle carte: matte o luster
Luca che carte usi? Canon (e quali) o altre?Luca Alessandro Remotti ha scritto: ↑lun dic 23, 2019 12:23 am
- matte: uniforme, nitida, neri neri ma non nerissimi, luci più chiare, alti dettagli, contrasti relativamente meno accentuati, nessun riflesso
- luster: maggior contrasto, neri molto profondi, luci meno luminose, alti contrasti, decisi riflessi sulla texture tipica.
Grazie
Claudio