Un'interessante disamina, datata ma sempre valida, scritta da Pino Caprio, che l'autore ha recuperato e gentilmente messo a nostra disposizione
10 MITI DA SFATARE (2006)
Di Leica si dice che... ma non è tutto sempre vero
Il nome Leica non può che evocare per ogni appassionato di fotografia ciò che la Ferrari è per le auto: un mito, indipendentemente dalla prestazioni, dalla facilità di utilizzo, dalle mode. Una Leica è certamente una fotocamera ed una serie eccellente di ottiche, ma è anche un modo di essere e di fotografare. Molti dicono che una foto scattata con una Leica si riconosce al volo; forse non è sempre così, ma di certo possedere ed usare un oggetto Leica è una emozione, una sensazione impalpabile che va al di là del risultato fotografico. Ovviamente come tutti i marchi leader Leica è la fotocamera principe dei collezionisti, che spesso le tengono in cassaforte senza mai usarle. Il maggior rilievo, sia commercialmente che nell’immaginario collettivo, è posseduto dalla serie M a telemetro. A proposito di Leica, tra la comunità di fotografi, circolano alcuni miti che spesso sono veri solo parzialmente, in alcuni casi sono addirittura falsi.
Vediamo i 10 miti da sfatare (non totalmente ovviamente) più frequenti in casa Leica.
Punto 1
La focheggiatura nelle fotocamere a telemetro è più precisa rispetto alle reflex: in realtà questa superiorità è puramente teorica, rilevabile forse in laboratorio, nella pratica l’uso del telemetro è sicuramente più difficoltoso, e di certo capita di sbagliare lievemente il fuoco più facilmente con la telemetro che con la reflex, essendo lo sfuocato in questo secondo caso rilevabile già nel mirino.
Fanno eccezione i supergrandangoli poco luminosi (inferiori a F/2,8) dove effettivamente la focheggiatura con le reflex è difficile a causa del rapporto di ingrandimento ridotto.
Punto 2
La telemetro permette tempi di posa molto più lunghi: anche questo aspetto è vero solo in parte, perché nella pratica si guadagna al massimo uno stop (personalmente arrivo a scattare da ¼ di secondo dal 35 mm in giù con la telemetro e 1/8 s con la reflex, stesse focali, (accettando un lieve micromosso), facilmente recuperabile con una pellicola più sensibile; la telemetro paga invece in quasi tutti i modelli (tranne alcune M3 ad esempio) l’assenza dell’autoscatto, essenziale nelle pose lunghe su cavalletto.
Punto 3
La resa delle ottiche serie M è superiore rispetto alle reflex: ciò è vero quasi solamente con i grandangoli, mentre nelle focali dal 50 mm in su spesso è vero il contrario; la serie M eccelle in parametri quali la distorsione e gli ingombri, ma cede il passo quanto a vignettatura e resa a tutta apertura (fanno eccezione le ottiche asferiche). I 90 mm non asferici, così come i macro, a parere di chi scrive non hanno eguali come resa nel corredo M, indipendentemente dalla focale e dal prezzo. A parità di caratteristiche (confrontate un 90/2 M asferico con il corrispondente serie R) è davvero arduo scoprire differenze di resa.
Punto 4
Le ottiche serie M sono più plastiche: in questa affermazione c’è solo una parte di verità, in quanto l’apparente maggior separazione delle zone fuoco-fuori fuoco delle ottiche serie M in realtà è dovuta anche al basso tiraggio, che accentua il senso di sfuocato ed esalta il rilievo dei soggetti in primo piano (è un pò come se la profondità di campo fosse inferiore).
Punto 5
Le leica elettroniche sono inaffidabili: con particolare riferimento alla R3, alla R4 under 1.600.000 ed alla R8 prima serie. Io ho posseduto sia una R3 che una R4 con matricola inferiore a 1.600.000, le ho avute per circa 2 anni e non ho mai avuto problemi. Sapete quante Nikon D70 sono tornate indietro perché difettose? Immaginate un numero grande, moltiplicatelo per 3 ed elevate al quadrato, siete vicini per difetto al valore reale. E di Canon AE1 con l’otturatore bloccato? Prendete il numero precedente e raddoppiatelo. Potrei continuare all’infinito citando Contax, Minolta, Pentax e tutti gli altri marchi. Ognuno ha avuto le sue pecore nere, ma di certo quelle di Leitz sono molto inferiori. Peraltro le R3 ed R4 sono in assoluto le reflex Leica più vendute, e quindi percentualmente è più facile che si riscontrino modelli con qualche problema.
Punto 6
Le ottiche made in Canada hanno prestazioni inferiori a quelle made in Germany: lo stesso problema si è posto per Zeiss, salvo dimostrare con i fatti e le mire ottiche che in realtà le ottiche made in Japan andavano meglio nella maggioranza dei casi. In casa Leica è una distinzione che non ha senso, molte delle migliori ottiche Leica sono state per decenni made in Canada (il 135/2.8 R, il 35/1.4 M, il 50/1 Noctilux, il 75/1.4 M, i 90 mm R ecc.). Lo stesso vale anche per le fotocamere, dove spesso le M canadesi valgono molto di più in quanto rare. La realtà è che non esiste alcuna differenza qualitativa, è solo una questione psicologica, anzi non sono affatto convinto che la produzione di oggi (totalmente made in Germany) sia superiore a quella canadese di un tempo.
Punto 7
Le foto scattate con una Leica si distinguono al volo: ciò è vero, a mio avviso, solo se la foto è stata scattata con focali dal 50 mm in su a diaframmi molto aperti, dove il contributo dello sfuocato sia decisivo e ben visibile. Utilizzando diaframmi chiusi ad elevate distanze e/o grandangoli non utilizzati a tutta apertura le differenze possono apparire inesistenti. Le differenze peraltro sono avvertibili maggiormente con le ottiche che hanno almeno 30 anni sulle spalle; viceversa la produzione moderna ha omogeneizzato la resa sulla base della ricerca della massima nitidezza, con un rendimento che assomiglia, in meglio, alla produzione giapponese.
Punto 8
Le ottiche Leica non necessitano di filtro UV in quanto i raggi Uv vengono filtrati dal collante usato per le lenti (absorban): premesso che io uso raramente il filtro UV e solo per protezione frontale laddove lo ritenga opportuno, occorre segnalare che oramai tutte le pellicole in commercio hanno filtri UV incorporati, e che peraltro l’uso di un filtro UV è difficilmente visibile (diverso è lo Skylight che invece riscalda visibilmente i toni) e scarsamente utile per ridurre le radiazioni ultraviolette. Personalmente trovo la resa di molte ottiche Leica piuttosto fredda rispetto alla media delle ottiche giapponesi, per cui non posso concordare con questa tesi.
Punto 9
Le ottiche vecchie a telemetro sono migliori. Premesso che il concetto di migliore è puramente soggettivo, ritengo che si debba parlare piuttosto di differente personalità. Di certo alcune ottiche Leica M (35/1.4, 50/1.4, 75/1.4, 90/2.8 Tele Elmarit nano), in virtù delle aberrazioni ottiche non perfettamente corrette, hanno una resa ai diaframmi più aperti che spesso è definita “pittorica”; si tratta in realtà semplicemente di una morbidezza di toni dovuta alla medio-bassa risolvenza e contrasto. Che poi le foto piacciano di più rispetto alla secchezza ed ipernitidezza elle ottiche asferiche questo è un altro discorso; forse in precedenza gli ingegneri Leica guardavano le foto più che impazzire dietro ai computer, da cui la ricerca di una piacevolezza di immagine oggi sconosciuta, ma è il segno dei tempi. Il digitale ci fa sembrare “fiacche” fotografie che fino a 5-6 anni fa ci avrebbero fatto gridare al miracolo.
Punto 10
I prodotti Leica costano troppo. E’ una affermazione spesso non vera, se confrontiamo le cose a parità di qualità. Molte macchine top (e le Leica certamente lo sono per qualità costruttiva) di case giapponesi (Nikon F5, Canon EOS 1V ad esempio) costano quanto una R9, M7 o una MP. Il Nikon AI 15/3.5 costa quanto il Leica, il Canon 50 F1 costava quanto un Noctilux, il Canon 200/1.8 costa poco meno del Leica 180/F2 R, e si potrebbe continuare, a dimostrazione che quando si vogliono prestazioni al limite i costi sono alti per tutti. E’ evidente che Leica, non utilizzando praticamente materiali plastici, cercando sempre il massimo delle prestazioni e producendo in quantità limitate, non ha in listino prodotti economici.
Vorrei solo aggiungere che buona parte delle ottiche Canon, Nikon, Minolta e Pentax di fascia bassa è in realtà prodotta da terzi (Sigma, Cosina, Tamron o Tokina). In definitiva possiamo dire che Leica è talmente un mito che porta a rappresentare la realtà non sempre in modo obiettivo, ma questo è scusabile: il fascino di un oggetto leica, quale che sia, è sempre tanto grande da suscitare ammirazione e da far ritenere che usandolo si “debbano” ottenere risultati superiori. Questo articolo vuole solo essere un modo per sdrammatizzare tutto quanto porta il prestigioso marchio della casa tedesca; spesso il mito si fonda su inesattezze, ma in fondo è giusto così.
Pino Caprio
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