La saga di SANTE: OTTICHE VOIGTLANDER

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Marco Pampaloni
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La saga di SANTE: OTTICHE VOIGTLANDER

Messaggio da Marco Pampaloni » ven gen 31, 2014 8:19 am

testo di SANTE CASTIGNANI

-Ultra Wide Heliar 12mm f:5,6: iniziamo in bellezza, con un capolavoro assoluto. Se pensiamo che nessuno prima di Mr. Kobayashi si era spinto a questa focale (e il record precedente apparteneva a Nikon con il costosissimo e ingombrantissimo 13/5,6, che prezzava 30 vecchi milioni venti anni fa), se aggiungiamo che tutti i supergrandangolari che hanno preceduto il piccolo mostro di cui stiamo parlando peccavano macroscopicamente in definizione nelle aree periferiche, e in distorsione, la conclusione è ovvia e scontata.
A una cifra assolutamente accessibile, un obiettivo di dimensioni contenutissime, con una nitidezza e un contrasto impensabili, e assenza totale di distorsione: beh...chapeau! Copertura perfetta di tutto il campo, con definizione puntuale anche del più piccolo dettaglio, brillantezza magnifica, perfino eccessiva con pellicole a loro volta contrastate, ottima resistenza al controluce; mirino di straordinaria fattura, tutto in vetro e metallo, costruzione dell'ottica di qualità assoluta.
Qualcuno se la sente, a questo punto, di protestare per l'unico vero difetto, una vignettatura assai pronunciata (circa due stop ai bordi a T.A,), ma anche fisiologica, in più di 120 gradi di angolo di campo?

-Super Wide Heliar 15/4,5: uno dei primi due disegni della Voigtlander, e un altro capolavoro. Microscopico e leggerissimo (meno di un etto), accompagnato da un mirino più spartano del 12, ma altrettanto valido otticamente, questo obiettivo ha fatto gridare al miracolo. Resa ottica strepitosa (seppure, di un filo, inferiore al 12), contrasto e brillantezza elevati, prezzo convenientissimo. La vignettatura, sempre presente, è sensibilmente più contenuta del fratellone più corto; la distoprsione è corretta in modo esemplare. Di più non è dato chiedere.

-Skopar 21mm f:4: altro nanetto (90 grammi) con il cuore da gigante. Se i 21 Leica rappresentano da sempre il massimo desiderabile, il "piccoletto" in questione potrebbe essere definito il massimo "possibile"; con una resa di gran lunga superiore ai classici Nikon o Canon, il nostro si difende onorevolmente anche quando messo a confronto con i mostri sacri di Solms: la nitidezza può essere confrontata, in meglio, con quella del vecchio Super Angulon f:3,4; molto uniforme sul campo a tutte le aperture, senza picchi eccelsi, o cadute di rilievo; ottimo contrasto e brillantezza, distorsione molto ben corretta, anche se in modo non così eclatante come i fratelli più spinti. Vignettatura assolutamente lieve e sopportabile. Rapporto Q/P imbattibile, grazie anche allo straordinario mirino, da molti preferito anche al Leica.

-25/4 Skopar Snapshot: uno dei primi due progetti della casa, presentato assieme al 15; come quest'ultimo e il 12, l'obiettivo non è accoppiato al telemetro; nel caso delle due focali più corte la cosa è senz'altro indolore, ma con l'obiettivo in esame, in talune circostanze può risultare un limite. La mancanza è parzialmente compensata dalla presenza di alcune tacche su distanze prefissate (infinito, tre metri, un metro e mezzo, un metro, minima distanza; la prima e l'ultima riconoscibili dal fine corsa della ghiera) che permettono di impostare il fuoco senza togliere l'occhio dal mirino, come nell'antico 35 "Snapshot" della Leica, da cui lo Skopar deriva la propria denominazione.
La lunga premessa ci introduce a un'ottica di tutto rispetto, compatta e leggera come il 21, e contraddistinta da un rendimento che, se si escludono i costosi mostri sacri di casa leica, conosce ben pochi rivali. Nitido e brillante, praticamente esente da distorsione, accompagnato da un mirino di riferimento assoluto; il prezzo è inferiore a quello del solo mirino Leica (made in Japan, by...).

- 28/1,9 Ultron: un piccolo capolavoro, dove focale e luminosità ambiziose non portano a cedimenti qualitativi. Costruito in modo esemplare, di ingombro e peso piuttosto imponenti, dotato di un paraluce di serie dal quale qualcuno di mia conoscenza avrebbe molto da imparare, l'Ultron si difende molto bene anche sul piano delle prestazioni. Molto nitido da 2,8 in poi (praticamente sullo stesso piano dell'ultima versione dell'Elmarit), soccombe ai Leica esclusivamente sul piano delle sfumature: sfocato meno articolato,intenso e brillantezza un po' troppo spinta che soffoca quelle nuances cromatiche che solo le ottiche di vecchia scuola sembrano poter raccogliere. Ma il confronto è impari anche sul piano del prezzo, dove l'attuale Summicron (il cui esame potrebbe portare a riconsiderare, in meglio, il cadetto in questione) costa più di cinque volte il nostro...

- 28/3,5 Skopar: già in prima analisi, il piccoletto dei 28 innamora per la sontuosa costruzione meccanica; abbandonato per l'occasione l'ottimo alluminio, questo piccolo lingotto di ottone ci fa interrogare a lungo sui listini di altre Case; troveremo la stessa costruzione nel 50/2,5 Skopar, e, in parte, anche nel 35/1,2 e Nokton 1,4; sul piano delle pure prestazioni, sembra di tornare indietro di un ventennio: immagini calde e corpose, nitide e brillanti quanto basta, senza alcuna asprezza o stridore; vignettatura leggera ma sempre presente, molto "vintage" anch'essa. Caduta del contrasto a diaframmi stretti, oltre f:8/11. In ogni caso, siamo a livelli superiori alle prime versioni dell'Elmarit 28, con costi e ingombri, anche in questo caso, assolutamente allettanti.

-35/1,2 Nokton asferico: obiettivo interessante e controverso; si tratta di una prima mondiale, mai era esistita tale luminosità in questa focale, e la Voigtlander si è gettata nella sfida senza risparmio: costruzione imponente e accuratissima, tanto vetro, e profusione di tecnologia a go-go.
Il risultato può essere oggetto di interminabili dibattiti, e questo per almeno due ordini di motivi:
-resa non costante tra gli esemplari, sperimentata personalmente dal sottoscritto, e si tratta di differenze non attinenti alla sfera delle sfumature
-una personalità molto spiccata, con conseguente formazione di due partiti diametralmente contrapposti
La nitidezza, nell'esemplare giusto, è stupefacente. Siamo praticamente ai livelli del 35/1,4 Summilux asferico, e non credo di dover aggiungere altro; la brillantezza è rimarchevole, e il contrasto appena sopra il rigo, come di moda, del resto, da qualche anno a questa parte. La presa di posizione del nostro si sostanzia nello sfocato, che è esattamente l'opposto dei Leica tradizionali (o, per restare in casa, del 40/1,4): stacco netto del piano di fuoco, con tanta aria dietro, e algido isolamento del soggetto. Dettagli alla carta vetrata. Se amate la resa del Summilux asferico, e volete spendere un quarto, non dovreste rimanere delusi.

-35/1,7 Ultron asferico: non è il capolavoro della famiglia, ma nemmeno un obiettivo da disprezzare troppo; la nitidezza si può collocare su un piano leggermente superiore ai Leica meno riusciti, come i primi sei lenti, con matricola intorno ai 2.200/2.300, e leggermente inferiore al cosiddetto preasferico; la resistenza al controluce è blanda, e la brillantezza piuttosto equilibrata; ma la cosa che convince meno è la "pasta" dell'immagine, piuttosto anonima e incapace di avvincere, con un sfocato che non riesce a legare con il primo piano, e una resa complessiva tendente allo smorto; onestamente guarderei altrove, pur restando in famiglia...

-35/2,5 Skopar, Pancake, Pancake II: ho messo tutto nello stesso minestrone, perché fondamentalmente si tratta dello stesso obiettivo, con lievi differenze tra le prime serie e quelle attuali; se si guardano con un occhio le immagini, e con l'altro il listino, non si può non rimanere incrduli: mai vista tanta qualità a questi costi! Resa secca e brillante fin dalla massima apertura, e su tutto il campo. Sembra di essere di fronte a un 35/2 asferico, ma il portafoglio è ancora pieno... se poi si approfondisce, qualche sfumatura nei contrasti e nello sfocato tradisce la schiatta meno aristocratica, ma siamo nel campo delle nuances, e nulla di ciò potrebbe insidiare al nostro la carica di re del rapporto Q/P.

-40/1,4 Nokton: un miracolo, Kobayashi san...to subito! Non saprei come definire altrimenti un obiettivo che sembra forgiato da un Berek dei nostri giorni, e costa come un Tamron tuttaplasticavetrocompreso:-)
Nitidezza elevata, ma non graffiante; una nota di velluto sui due diaframmi maggiori, che ricorda, in meglio, la dolcezza del 35/1,4 non asferico, mondata dall'eccesso di zuccherosità di quest'ultimo; sfocato da manuale: articolato, brillante, armonioso, parte attiva dell'immagine; colori e brillantezza assolutamente piacevoli, vigorosi ma non prepotenti. Sarà un caso che si tratta di un sette lenti, NON asferico? Dieci e lode.

-Nokton 50/1,5 asferico: alla sua presentazione fece sensazione, non si era forse mai vista una nitidezza così tagliente in un ultraluminoso. Sotto lo stretto profilo delle informazioni raccolte, metteva in ginocchio il Summilux senza alcuno sforzo. Purtroppo, tutta questa capacità analitica, unita ad un contrasto molto elevato, ne limita il campo di applicazione a situazioni particolari, che di solito non vengono associate ad ottiche luminose. Lo stacco molto evidente del fuoco, con piani nettississimi anche alla massima apertura, potrebbe invitare, ad esempio, a interessanti sperimentazioni nel settore della fotografia di beauty, o del fashion. Piuttosto ingombrante, ma magistrale come sempre nellacostruzione.

-Skopar 50/2,5: un capolavoro, molto sfortunato al botteghino. Sette lenti, montatura in pesante ottone, compattissimo. Resa ottica, da grande fuoriclasse. Sfogliando le immagini, un osservatore competente potrebbe attribuirle senza difficoltà al Summilux 50: stesso andamento del fuori fuoco, presente ma non insistente, stessa fragranza del dettaglio, stessa capacità di scontornare delicatamente il piano nitido, con una enfasi leggera e poetica che rimanda prepotentemente al campione. Il contrasto è appena sopra le righe, ma in modo del tutto sopportabile e piacevole, mentre la nitidezza non può essere definita che perfetta, su tutto il campo, e a tutti i diaframmi.
Peccato sia uscito di produzione.

-Heliar 50/3,5: purtroppo, sono davvero pochi quelli che hanno potuto godere di un simile gioiello. La sua produzione, infatti, si è limitata a un migliaio di pezzi, tassativamente abbinati a una versione celebrativa di Bessa T; peccato, perché il rendimento era davvero esaltante, con una impostazione capace di creare piacevolezza anche in soggetti banali, e con luci non favorevoli. Deliziosa anche la costruzione, con schema rientrante, del tutto simile a un vecchio Elmar. Varrebbe la pena accaparrarselo, anche a costo di buttare il corpo allegato...

-Color Heliar 75/2,5: uno dei primi progetti, caratterizzato da un rendimento molto alto sul piano della nitidezza, prerogativa associata ad una brillantezza molto marcata, e a un contrasto altrettanto pronunciato. La resistenza al flare, invece non è eccezionale, con molti ripetuti riflessi tendenti al giallo, un po' come nei vecchi Zuiko.
Quello che c'è nelle foto fatte con il 75 è molto, e per molti impieghi perfino troppo. Non cercateci però quel pizzico di magia di cui altre ottiche della famiglia custodiscono il segreto...

-Apo Lanthar 90/3,5: questo è un pezzo interessante: probabilmente il massimo livello di incisione oggi possibile. Brillantezza e contrasto da arti grafiche, francamente eccessivi per la maggioranza delle pellicole in commercio, ma che non può esimerci da una sincera ammirazione. Per qualcuno potrebbe essere uno strumento vincente; per molti, probabilmente, solo una macchina a raggi X.
I should have never switched from whiskey to martinis - H.Bogart
ciao a tutti
Marco

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