50 Summilux II serie: un superluminoso davvero universale
Dopo aver letto le stimolanti considerazioni di Edgar e Sergio sull’uso “corretto” dei 50 luminosi M, nella thread:
http://www.l-passion-forum.it/forum/vie ... =1&t=34506
intitolata: abbinamenti seriali 50/2 e 50/1,4
mi è venuto lo schiribizzo di scrivere alcune note, un po’ come facevo nel bel tempo andato, anche se mi rendo conto di essere ormai fuori tempo massimo (un aspirante Ferzetti “post litteram”)
e che le mie considerazioni interesseranno, semmai, poche anime.
Comunque ormai le ho scritte e ve le beccate!
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Interessante la sintesi di due valutazioni apparentemente in contrasto, sull’uso dei superluminosi Leica M, come quelle di Edgar (i superluminosi? solo a TA!) e Sergio Frascolla (un obiettivo va usato semplicemente ai diaframmi che servono, specie gli sferici) che riflettono peraltro un’antica diatriba tra fotoamatori, in particolare tra i leichisti.
La mia posizione è forse a metà strada, ma andrebbe articolata per darle un senso.
Ci provo, chiacchierando del capolavoro Leitz, il 50 Summilux M nelle sue varie declinazioni.
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Nota: più si usano a fondo le ottiche leica M del buon tempo andato, soprattutto i superluminosi, più si scopre la peculiarità di ognuno.
Conoscere la filosofia di Leitz/Leica per la progettazione di ogni singola ottica nelle varie epoche, aiuta a chiarire in quale campo, o in quali campi, uno specifico obiettivo dà il meglio di sé, non solo in senso tecnico, ma in relazione allo scopo per cui è stato creato e alle conoscenze tecniche dell’epoca
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Così, per es. la prima versione del Summilux 50 conservava ancora un approccio progettuale generalista, un utilizzo universale del superluminoso che doveva comunque garantire un’ottima resa ai diaframmi intermedi senza spingersi troppo in avanti nella ricerca di prestazioni a T.A. (considerando anche i limiti tecnici dell’epoca, in particolare con riferimento alla disponibilità di lenti con caratteristiche adeguate e costi accettabili).
Il primo Summilux 50 garantiva da una parte una buona uniformità di campo combinata ad una soddisfacente risoluzione a tutta apertura, mentre all’infinito, la nitidezza ai bordi migliorava insieme al contrasto ai diaframmi da 5.6 a 11.
In sostanza, ai diaframmi intermedi, da F/4 in poi, il primo Summilux 50 e il 50 Summarit sono equiparabili ai vari cinquantini Leitz meno luminosi dell’epoca (50 Elmar 3.5 scala rossa e 50 Summicron rientrante), ma entrambi i luminosi, per la scelta progettuale di una correzione flat field (il mito del campo piano), erano inevitabilmente affetti da flare alla massima apertura, richiedendo in fase di sviluppo della pellicola e in sede di stampa, un incremento del contrasto.
- (Nota: oggi, col digitale, la scarsità di contrasto a T.A. di certe ottiche non è più un problema laddove ci sia una buona risoluzione; questo ha portato alla rivalutazione di alcune ottiche superluminose - come il 50 F/1.2 Nikon per dire - considerate fiacche a Ta, ma che il digitale ha rivelato avere una resa elevata proprio perché registrano effettivamente molti dettagli che all’epoca della pellicola restavano per così dire nascosti per l’insufficiente contrasto).
Tornando al Lux 50, l’introduzione della II versione, completamente ridisegnata, del 50 Summilux (a partire dal famoso N° 1844001) , non fu per qualche anno, resa nota da Leica.
-un famoso leichista, Dick Gilcreast, che ha scritto interessantissimi articoli sui luminosi Leitz su Viewfinder, la rivista trimestrale della Leica Historical Society Of America,
riferisce di aver acquistato una M3 abbinata ad un 50 Lux I versione in versione black nel 1964 restituendolo (immaginate cosa varrebbe oggi!) per la resa inferiore da TA fino a F/2 rispetto al 50 F/1.2 Canon da lui usato all’epoca –
forse per il dubbio che la nuova filosofia (minor resa ai diaframmi intermedi, ai bordi per avere maggiori prestazioni a f1.4) non fosse ben recepita dai leichisti ma, molto più probabilmente, per avere il tempo di vendere lo stock di 50 Lux I versione ancora invenduti al tempo dell’introduzione “sottovoce” della II versione -
Con la II versione del 50 Summilux, Leitz si spinge un poco oltre nella ricerca delle prestazioni a Tutta Apertura, creando finalmente un obiettivo capace di far concorrenza ( e di superare) le prestazioni dei superluminosi delle altre grandi case – il 50mm f/1.5 Zeiss Sonnar per Contax, e i successivi Nikkor f/1.4 e Canon f/1.2.
Le prestazione del nuovo Lux erano relativamente diverse rispetto alla I versione ed indicavano un mutamento anche di filosofia progettuale (resa possibile anche dalla disponibilità di nuovi pregiati vetri al lantanio, di nuovi parametri inerenti lo schema ottico e, di Walter Mandler!). L’ottica era finalmente assai nitida e contrastata a F/1.4, anche se questa prestazione fu ottenuta al prezzo di un certo incremento della curvatura di campo e di una lievemente minore nitidezza ai bordi del fotogramma ai diaframmi intermedi intorno a f4 e f/5.6, in particolare all’infinito.
Era stato quindi creato un obiettivo più adatto all’impiego a T.A dei predecessori, anche se forse meno adatto ai fotoamatori per la fotografia di paesaggio.
Intorno al 1966-1967 (fonti diverse), più o meno contemporaneamente alla creazione della versione in versione nera anodizzata con ghiera di messa a fuoco finemente zigrinata al posto della precedente “smerlettata”, fu ulteriormente migliorata la resa del 50 Lux II ai bordi all’infinito a f/4-f5.6, connotando il 50 Summilux II versione come un vero 50 luminoso di uso universale (il primo di Leitz) con una resa elevata sia ai diaframmi aperti che ai diaframmi chiusi, molto piacevole anche ai diaframmi intermedi, non solo tecnicamente, entusiasmante nel colore (diapositive), per una peculiare restituzione dei diversi toni del colore e delle piccole sfumature, grazie anche all’utilizzo di vetri al Lantanio.
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Il successivo 50 mm Summilux con paraluce incorporato ha raggiunto nuove vette nella
compensazione tra alte e basse luci e nella resa a TA con bassi livelli di illuminazione ma lo considero, per prolungata esperienza personale, più specialistico e meno universale del precedente 50 Summilux II versione.
Quindi, prosaicamente, se c’è un 50 mm superluminoso (ma non solo) Leitz di uso universale al quale nulla è precluso, questi è il 50 Summilux II versione (azzardo dal N° 2220xxx circa, in avanti ), almeno nell’ambito del reportage, se proprio non ci si voglia dedicare alla riproduzione.
Ecco, per il Lux II versione mi sentirei di sposare più la tesi di Sergio Frascolla che quella di Edgar, anche se un uso prevalente dei superluminosi Leitz è un “obbligo morale”!
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Lascio al contributo dei leichisti più volenterosi del forum (che peraltro lo hanno già fatto un po’ qua un po’ là), qualora ne abbiano voglia, l’onere di smentire o confermare con immagini reali le tesi da me sostenute.
Mi scuso per il mio mancato contributo di immagini (sono rimasto alle diapositive che stampo ma non scansiono praticamente mai, finora)
Peraltro in questo periodo sono impegnato a testare un Noctilux 50 per capire se potrà rimanere, come sembra, incollato ad una MP, nonostante il peso …
Relativamente ai Summilux 50, dopo svariate esperienze, con vari modelli posso farvi una sintesi della situazione, sperando di evitare a qualcuno paranoie fuorvianti; tirando in causa anche Sante, per la sua autorevolezza nel campo.
I questione:
50 Lux paraluce telescopico,
Premessa: è inesatto (anche se lo fanno pure i sacri testi) definire uguale nello schema ottico alla precedente versione paraluce separato (per inciso, passare da 1 m a 70 cm di messa a fuoco minima non è uno scherzo, e problemi di camma a parte, richiede modifiche e ottimizzazioni dello schema ottico, che se pur non pubblicizzate all’epoca per non turbare l’estremo conservatorismo degli utenti Leica, sono reali).
Ma, filosofia a parte veniamo alla questione del front focus alla distanza minima
- nel Lux III (circa 65 cm non segnati), che peraltro coinvolge, anche se in maniera meno evidente, il 50 Lux precedente (II versione con fuoco minimo ad 1 m).
Vi racconto un aneddoto (la mia storia personale, che riassume bene la problematica qui sollevata).
Il 50 Lux paraluce telescopico "selezionato"che ho dal 2005, me lo procurò Sante dopo aver testato circa 10 esemplari che tutti avevano più o meno back focus a distanze medio-brevi (era un problema dibattuto all’epoca, assieme al back focus di vari 75 Lux, con Back focus via via più evidente a distanze medio lunghe). Ovviamente gli utenti Leica M dell’epoca erano molto meno ricettivi a tali tematiche, non essendo intervenuto il digitale a renderli, di necessità, consapevoli di alcune problematiche. Ma noi “storici”pignoli ricordiamo bene tali questioni.
Orbene, ho usato tale Lux per anni con una miriade di scatti a F/1.4 nella ritrattistica con grande soddisfazione. Un bel giorno mi salta lo sghiribizzo di fare un test (niente mire, solo giornali e affini, siamo ruspanti) in dia, per finire un rullino di Velvia.
Apriti o cielo, alla minima distanza di messa a fuoco c’era un evidente front focus di alcuni cm, laddove, per i discorsi sempre fatti e i dati noti, si evidenziavano semmai vari casi di back focus alle distanze minori (80 cm- 1 m circa).
Qualcosa non tornava. Chiamai Sante e gli spiegai il problema, forse nel 2009, e gli rispedii l’obiettivo.
In sintesi la sua diagnosi fu la seguente:
Sante:“alle brevi distanze ho potuto correggere fino a 70 cm; al di sotto, per il breve tratto fuori scala, non riesco, perché la camma impenna verso l'alto, e rischio di compromettere nella parte buona della scala; devi evitare di scattare a fine corsa, pena FF.
Anche Lui non se ne era accorto? Dubito, ma non mi disse nulla all’epoca del I invio, consapevole che andava molto bene rispetto alla media dei 50 Lux paraluce telescopico, e che forse nemmeno un pignolone come me se ne sarebbe accorto nell’uso normale.
Ne fa tesimonianza la telefonata di Beppe Toffoli 8anche se in realtà riferita ad altro(!):
...”a questo punto un Beppe senza parole ,chiama il Santo di Spello, il quale ,al telefono ,sentenzia : tutti i 50 lux con distanza di messa a fuoco minima 70 cm, a quella distanza, soffrono di front focus, se tu metti a fuoco ad un metro, vedrai che e' perfetto”.
In realtà, è molto probabile che se non a 70 cm, sicuramente a fondo scala (equivalente a circa 65 cm) tutti o quasi i 50L abbiano più o meno FF – verificabile provando a focheggiare il Lux alla distanza minima, spostandosi avanti e indietro, ma non perché il telemetro si sgancia, ma perché la camma si impenna (non perché è stata ottimizzata per diaframmi più chiusi per compensare lo shift, anche se è buona come scusa da parte di Leica) (non mi sento qui di sposare la segnalazione di Enea (devo telefonarti, è un po’ che non ci sentiamo!).
Il 50 Lux II con fuoco minimo ad 1 m, se portato a fondo corsa è probabile che abbia un pochino di FF (chi più, chi meno) - ma nulla di paragonabile al 50 Lux III –
buono al più per contestare l’imprecisione di messa a fuoco se non si voglia tenere un obiettivo in prova o appena acquistato (forse lo feci con un 50 Lux II matr 1890xxx circa, di cui non mi piacva l’intonazione cromatica).
Coclusione: evitate di usare i vostri 50 Lux a fondo scala (salvo verifica), almeno quelle rare anime pure che non usano una M digitale che evidenzia con chiarezza la situazione del fuoco, sempre che non sia starata .
Peraltro anche il Noctilux a fondo scala non è che dia garanzie.
Pensate che nel passare dalla I alla II versione (almeno degli esemplari in mio possesso - difficile generalizzare o trarre conclusioni definitive con Leica)
Leitz ha pensato bene di ridurre l’escursione della ghiera verso il fuoco minimo segnato di 1 m (diciamo dai 95 cm indicativi nel I versione ai 99 cm nella II) per evitare imprecisioni alla minima distanza (fondo scala) e per ridurre la lunghezza di camma da lavorare e non solo…
Ed ora, basta seghe mentali
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Donatello
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