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sviluppo negativi
Inviato: dom giu 20, 2010 9:51 pm
da panatino
per non correre rischi, io, i negativi li faccio sviluppare al laboratorio, visto che ho sempre poco tempo per fotografare e la paura di rovinare un prezioso negativo, come mi è successo alcune volte, mi fa andare fuori dai gangheri
. Quali sono le differenze fra lo sviluppo fatto in camera oscura e quello del laboratorio???
Inviato: dom giu 20, 2010 10:04 pm
da francesconicastri
Più o meno come cucinare tutto con la stessa ricetta...
Inviato: lun giu 21, 2010 9:45 am
da panatino
ma io parlavo solo dei negativi, la stampa la faccio io.
Inviato: lun giu 21, 2010 10:07 am
da francesconicastri
Scusami ma cosa ti ha fatto pensare che mi riferissi alla stampa?
Comunque la mia risposta non cambia, è un po' come se cucinassi tutto con la stessa ricetta, ovvero sviluppano tutto con lo stesso rivelatore.
Se ti sta bene, allora non ci sono problemi.
Ciao
Inviato: lun giu 21, 2010 11:33 am
da pberrettarossa
Mi scuso con Francesco ma non ho capito le sue risposte, comunque suggirisco al buon Massimo di non lasciare la strada del fai-da-te per alcuni motivi:
- completamento di percorso (da ciò che immagini al risultato finale si passa attraverso lo scatto e la sua successiva elaborazione in c/o: difficile che un laboratorio possa interpretare quello che avresti voluto rappresentare o comunicare)
- lavoro "contadino" (scusa il parallelo, ma invece di comprare frutta e verdura al negozio, la coltivi da te: il percorso è ovviamente lungo e non improvvisabile, ma alla fine, risultato e soddisfazione sono impagabili)
- via di conoscenza tecnica e creativa (che in una realtà volta ad appiattire gli encefalogrammi, diventa vitale la possibilità di prendersi cura di una risorsa stimolante per la mente e per l'anima)
- esistenza del LPF (se ti prendi cura di consultare pazientemente le discussioni nelle sezioni di tuo interesse - evitando magari di proporre domande fotocopia a quelle già pubblicate - avrai sicuramente modo di migliorare, specie in virtù dell'autentico spessore tecnico di alcuni iscritti nonchè dei moderatori ed admin)
Insomma, basta armarsi di buoni testi e buona volontà insieme ad un poco di pazienza che i risultati non tarderanno a giungere.
Inviato: lun giu 21, 2010 12:17 pm
da francesconicastri
Mi spiego meglio:
Un laboratorio comune svilupperà tutti i negativi nello stesso tipo di sviluppo, un buon rivelatore generico.
Chi di noi sviluppa in casa, invece, ha la possibilità di variare rivelatore a seconda dell'emulsione usata e del soggetto ritratto.
Questa grande libertà, fondamentale per alcuni, è negata dallo sviluppo automatizzato.
Ovviamente esisto le vie intermedie, ovvero persone che sviluppano a mano conto terzi, con i quali è possibile instaurare un dialogo e discutere sulle modalità di sviluppo delle pellicole.
Vorrei esprimere un pensiero anche sulla stampa:
Questa è la parte veramente difficile di tutto il processo. È discretamente facile ottenere un'immagine sul foglio ma è realmente difficile ottenere una buona stampa. Se vogliamo farlo per diletto bene, ma per le cose serie è meglio rivolgersi ad uno stampatore (non un lab), sempre che ci siano cose serie da stampare.
Inviato: lun giu 21, 2010 12:39 pm
da panatino
ringrazio sia francesco che paolo, per avermi risposto, ammetto la mia totale ignoranza nel campo dello sviluppo del negativo, adesso avete stimolato la mia curiosità e vado in rete alla ricerca di informazioni al riguardo. Io, come credo tutti voi, sono autodidatta e grazie a persone come voi che riesco ogni volta a migliorare di qualche piccolo passo nel raggiungimento di un sogno che avevo da bambino; comunque, forse, ora capisco perchè alle mie stampe è sempre mancato un qualcosa che non riuscivo a capire cosa fosse, se la nitidezza il controllo della grana, non saprei, ma la cosa che mi ha fatto desistere quasi subito dallo sviluppo del negativo è stato il perdere 2 o 3 negativi per "bischerate" commesse perchè forse ero all'inizio, ma adesso che sono più "dimestico" nell'ambiente mi sembra il caso di riprovare. Grazie ancora.
Inviato: lun giu 21, 2010 12:47 pm
da francesconicastri
Per evitare errori grossolani (inversione dell'ordine dei chimici soprattutto) basta che prepari le soluzioni in apposite caraffe NUMERATE o con su scritto il contenuto. Non è difficile, basta un po' di pratica.
Poi controlla sempre che i chimici siano attivi prima di sviluppare, controlla la temperatura, senza però diventare paranoico (mezzo grado non cambia quasi nulla), prepara tutto a circa un grado in più (o in meno d'estate), e tieni la tank a bagnomaria.
Queste in linea di massima sono le avvertenze per riuscire bene.
Io, ad esempio, sviluppo la Tri-X in rodinal, la neopan 1600 e le ilford in HC, la neopan SS in rodinal, ecc...
Così posso ottenere il risultato che cerco da ogni emulsione.
La Tri-X @ 1600 o in HC al doppio del tempo, ma usando uno sviluppo già usato (meno aggressivo) oppure in Dektol, se voglio contrasti esasperati.
Ciaoooo
Inviato: lun giu 21, 2010 1:42 pm
da panatino
So che solo con l'esperienza diretta si capisce ciò che si cerca, ma in linea di massima cosa posso variare nella procedura di sviluppo per avere risultati diversi e quali poi? Di solito io uso le Ilford HP5 PLUS 400 o la FP4 PLUS 125 o anche la kodak 400 TX.
Inviato: lun giu 21, 2010 2:05 pm
da francesconicastri
Non credo che qua si posa fare un trattato sullo sviluppo del negativo, per ovvie ragioni di spazio e perché la mia esperienza non è certamente così ampia. In ogni caso la scelta di un dato rivelatore e la variazione di un parametro (temperatura, tempo, diluizione, agitazione) portano a risultati completamente differenti. Ti basta pensare che si ha completo controllo sul contrasto, la grana, l'acutanza, gamma tonale, in sostanza sullo stile dell'immagine, sempre nei limiti dell'emulsione scelta.
Combinando questa libertà di intervento nello sviluppo con una data pellicola e le modalità d'esposizione più adatte si può scegliere la combinazione migliore per ogni progetto, definendo già in fase di scatto le caratteristiche che vogliamo dare all'immagine.
Ti consiglio, se vuoi approfondire l'argomento, di leggere "Il negativo" di A. Adams, forse il testo più completo disponibile.
Poi viene la stampa...
Ciao
Inviato: lun giu 21, 2010 2:37 pm
da Marco Pecorini
Penso che il problema più grande dello sviluppo del bianconero in lab sia la questione della qualità del processo.
Più che una cucina sempre "con la stessa ricetta", il problema (per le mie esperienze personali) è proprio la cura del processo stesso. Bagni inquinati, esauriti, temperature non ottimali per la pellicola in particolare, lavaggi troppo brevi. I primi rulli che facevo li mandavo al lab e tornati mi sembravano accettabili: kodak T-max o ilford hp5, ma quando ho provato con pellicole (a mio avviso) più difficili (ilford panf, acros o pellicole ad alta sensibilità) i risultati erano sempre disastrosi. In particolare mi ricordo una panF che in controluce appariva come una striscia di fumetti in negativo. Forse sono stato sfortunato, ma fino a che mi sarà possibile, spero di poter sviluppare sempre manualmente i negativi.
ciao
Inviato: lun giu 21, 2010 2:45 pm
da francesconicastri
Davo per scontato l'uso di un lab che sviluppasse comunque tenendo uno standard qualitativo adeguato.
Ovviamente se mettiamo in conto il decadimento della cura che si è diffuso in gran parte dei laboratori, allora il discorso delle sviluppo in proprio, o presso artigiani degni, diventa ancora più indispensabile.
A Roma ancora esistono, come ho più volte affermato, laboratori accettabili per il colore e le dia. Per il BN mi rivolgo, quando non posso fare da me, ad un mio amico, stampatore di professione, che riserva la massima cura ai negativi che gli vengono affidati.
Ciao
Inviato: lun giu 21, 2010 3:01 pm
da Andrea De Sanctis
Caro Marco,
I problemi cui accenni sono di questi tempi,la poca quantità di pellicole,in un mercato prevalentemente digitale, comporta l'uso di bagni al limite dell'esaurimento,ma è indubbio che i laboratori usano un solo tipo di bagno,ed una sola metodologia,almeno i laboratori generici,non quelli che seguono affermati professionisti,ed è la cosa peggiore perchè il bello del BN è proprio l'estrema flessibilità dei trattamenti in base sia alle condizioni di ripresa,sia al tipo di ingranditore da usare nella stampa.
Nessun laboratorio ti chiede le condizioni di ripresa,ed altri importanti parametri,solo chi sviluppa in proprio può ricavare il meglio,scegliendo il tipo di rivelatore più adatto al risultato che spera di ottenere,ci sono i rivelatori di superficie,quelli di profondità,i bagni ad alta acutanza,i finegranulanti,i compensatori,quelli ad alto e basso contrasto,senza stare a citare la scelta della diluizione,del tipo di agitazione,della temperatura,etc,che ci porterebbe troppo lontano,e non è argomento da forum.
Poi meglio sbagliare in proprio,perchè sbagliando s'impara,che arrabbiarsi per un cattivo sviluppo eseguito da altri.
Ciao
Inviato: lun giu 21, 2010 3:07 pm
da francesconicastri
Andrea De Sanctis ha scritto:
Poi meglio sbagliare in proprio,perchè sbagliando s'impara,che arrabbiarsi per un cattivo sviluppo eseguito da altri.
Parole De Sanctis
Inviato: lun giu 21, 2010 3:18 pm
da andrea
Andrea De Sanctis ha scritto:è indubbio che i laboratori usano un solo tipo di bagno,ed una sola metodologia
vero! l'ho verificato qualche giorno fa, chiedendo spudoratamente al mio lab quale fosse la metodologia ed i chimici utilizzati: "tutto in HC-110".
Ne sono uscito (dal lab) molto perplesso. E triste.