Sebastiao Salgado: La mano dell'uomo.
Inviato: lun ott 23, 2017 5:18 pm
Solo adesso sono entrato in possesso di questo libro magnifico. L’edizione originale venne rilasciata negli Stati Uniti nel 1993, mentre in Italia arrivò nel 1996. E’ parecchio quindi che il libro è in circolazione, anche se tutte le edizioni precedenti a quella odierna sono andate esaurite.
Conoscevo già Salgado per la mostra ed il libro “Genesi”, cioè per lavori più recenti, ma non avevo mai visto questa sua fatica, un progetto portato avanti nel giro di molti anni ed in molti luoghi del mondo.
Inoltre non ero mai stato particolarmente ansioso di esaminare i suoi primi libri perché mi sembravano troppo giornalistici, un po’ “foto dei derelitti e dei diseredati”, un tipo di fotografia che ha grande valore e ci deve essere, sia per la denuncia sociale che porta nelle nostre case sia per scuotere le coscienze degi osservatori. Ma il contenuto, il messaggio, ovviamente è preponderante rispetto alla forma, cioè all’aspetto estetico, più strettamente fotografico.
In “La mano dell’uomo” (per una volta il titolo italiano è più bello di quello originale: “Workers”) la forma ed il contenuto vanno di pari passo. Qui ci sono fotografie eccezionali e credo che sia uno dei pochi volumi che un amatore di quest’arte dovrebbe avere.
Salgado fotografa gente che lavora, cioè gente che ha grande dignità, cerca uomini e donne che lavorano con le mani, con il corpo, con gli occhi, nei paesi del secondo e terzo mondo.
L’unica situazione descritta in Italia è una delle ultime tonnare delle isole Egadi (forse proprio l’ultima?), che tra l’altro contiene la fotografia alle pagg. 104 – 105, una delle più belle del libro, almeno per me).
Il fotografo naturalmente è andato in cerca dei luoghi e delle situazioni maggiormente rappresentative. Ad esempio per il settore automobilistico è andato a cercare fabbriche a “livello tecnologico molto basso” come dice l’introduzione di Eric Nepomuceno, che impiegano un gran numero di persone (Zaporozje, Ucraina, 1987).
Si muove e fotografa meglio, com’è naturale, in situazioni prestabilite, ad esempio nei cantieri navali o in quello dell’Eurotunnel nel 1990, ma va anche molto vicino al pericolo, come per i pozzi petroliferi del Kuwait.
Il volume, salvo le parti introduttiva e conclusiva, è costituito interamente da fotografie in bianco e nero di grandi dimensioni, senza soluzione di continuità, quasi tutte in doppia pagina o a pagina intera. E’ corredato di un fascicolo (inserito nella terza di copertina) con le didascalie e la descrizione dei vari ambiti e situazioni.
Mi sono divertito a scegliere le cinque fotografie più belle secondo il mio gusto: oltre alla già citata tonnara mi appenderei in casa quelle alle pagg. 240 – 241 (acciaierie), 300 – 301 (miniere di Serra Pelada, il reportage che lo portò all’attenzione del mondo), 354 – 355 (Eurotunnel), 388 – 389 (le donne indiane che trasportano la terra).
Rilegatura robusta in “filo refe”, copertina e sovracoperta ineccepibili.
Scheda tecnica del libro:
Titolo: La mano dell'uomo
Autore: Sebastiao Salgado
Editore: Contrasto
Anno di edizione: 2014 (esistono edizioni precedenti ma sono introvabili)
Prezzo di copertina: 74,80 euro.
Conoscevo già Salgado per la mostra ed il libro “Genesi”, cioè per lavori più recenti, ma non avevo mai visto questa sua fatica, un progetto portato avanti nel giro di molti anni ed in molti luoghi del mondo.
Inoltre non ero mai stato particolarmente ansioso di esaminare i suoi primi libri perché mi sembravano troppo giornalistici, un po’ “foto dei derelitti e dei diseredati”, un tipo di fotografia che ha grande valore e ci deve essere, sia per la denuncia sociale che porta nelle nostre case sia per scuotere le coscienze degi osservatori. Ma il contenuto, il messaggio, ovviamente è preponderante rispetto alla forma, cioè all’aspetto estetico, più strettamente fotografico.
In “La mano dell’uomo” (per una volta il titolo italiano è più bello di quello originale: “Workers”) la forma ed il contenuto vanno di pari passo. Qui ci sono fotografie eccezionali e credo che sia uno dei pochi volumi che un amatore di quest’arte dovrebbe avere.
Salgado fotografa gente che lavora, cioè gente che ha grande dignità, cerca uomini e donne che lavorano con le mani, con il corpo, con gli occhi, nei paesi del secondo e terzo mondo.
L’unica situazione descritta in Italia è una delle ultime tonnare delle isole Egadi (forse proprio l’ultima?), che tra l’altro contiene la fotografia alle pagg. 104 – 105, una delle più belle del libro, almeno per me).
Il fotografo naturalmente è andato in cerca dei luoghi e delle situazioni maggiormente rappresentative. Ad esempio per il settore automobilistico è andato a cercare fabbriche a “livello tecnologico molto basso” come dice l’introduzione di Eric Nepomuceno, che impiegano un gran numero di persone (Zaporozje, Ucraina, 1987).
Si muove e fotografa meglio, com’è naturale, in situazioni prestabilite, ad esempio nei cantieri navali o in quello dell’Eurotunnel nel 1990, ma va anche molto vicino al pericolo, come per i pozzi petroliferi del Kuwait.
Il volume, salvo le parti introduttiva e conclusiva, è costituito interamente da fotografie in bianco e nero di grandi dimensioni, senza soluzione di continuità, quasi tutte in doppia pagina o a pagina intera. E’ corredato di un fascicolo (inserito nella terza di copertina) con le didascalie e la descrizione dei vari ambiti e situazioni.
Mi sono divertito a scegliere le cinque fotografie più belle secondo il mio gusto: oltre alla già citata tonnara mi appenderei in casa quelle alle pagg. 240 – 241 (acciaierie), 300 – 301 (miniere di Serra Pelada, il reportage che lo portò all’attenzione del mondo), 354 – 355 (Eurotunnel), 388 – 389 (le donne indiane che trasportano la terra).
Rilegatura robusta in “filo refe”, copertina e sovracoperta ineccepibili.
Scheda tecnica del libro:
Titolo: La mano dell'uomo
Autore: Sebastiao Salgado
Editore: Contrasto
Anno di edizione: 2014 (esistono edizioni precedenti ma sono introvabili)
Prezzo di copertina: 74,80 euro.