Prima di parlare del libro è bene dir qualcosa dell'autore.
John Peter Berger nasce a Londra il 5 novembre del 1926.
E' critico d'arte, scrittore e pittore. Non è un fotografo.
Eppure parla di fotografia.
Lo fa con una sua cifra personale.
Il libro è formato da una raccolta di 25 saggi che l'autore ha scritto fra il 1968 ed il 2007.
Dice di lui Geoff Dyer nella prefazione al volume "…Berger esamina e mette a nudo le storie di una fotografia, sia quelle che la foto rivela, sia quelle che in essa si nascondono…"
Berger, parlando di fotografi a noi noti, quali Henri Cartier-Bresson, Martine Franck, Jitka Hanzlová, André Kertész, W. Eugene Smith, Paul Strand ed altri, si spinge e ci spinge più avanti, portandoci ad indagare ed, a volte, immaginare, le vite degli uomini e delle donne fotografati.
Gia dal primo testo, dove prende in esame la foto del corpo di Ernesto "Che" Guevara, l'autore, che magistralmente la accosta al Cristo Morto del Mantegna, non nasconde la sua collocazione politica.
Ma questo, anziché essere un limite, diventa un valore aggiunto e così il lettore si trova a guardare, con occhi diversi, immagini fotografiche che sicuramente conosce o meglio, dopo aver letto libro, è più corretto dire che credeva di conoscere.
Con certosina ricerca Berger scava nelle pieghe dell'immagine non si ferma alla storia che, a volte, una foto sembra raccontare.
Ne immagina altre, nascoste, non provabili, ma non per questo non plausibili.
Illuminante per capire questo suo modo di pensare il saggio Apparenze, dove propone in visione una foto di autore anonimo, che raffigura un uomo ed un cavallo.
L'unico dato certo, ci dice, è la possibile datazione della foto, ipotizzabile dalla tecnica usata.
L'immagine è di per se ambigua.
L'invito è ad inventare.
E subito inizia a fornire tracce che sono spunti per costruire delle storie.
Tutte plausibili.
Tutte veritiere,
Ma nessuna probabilmente vera.
Qui emerge lo spirito di Berger, la sua vocazione ad essere uno storyteller.
Eppure questo appena descritto e solo uno dei caratteri di questo libro.
E si potrebbe continuare con citazioni e concetti.
A titolo di esempio valga questa citazione, in cui l'autore, sempre nel già citato Apparenze (l'ambiguità della fotografia), ci ricorda che " …Il fotografo sceglie l'evento da fotografare. Questa scelta può essere considerata un una costruzione culturale. Lo spazio per questa costruzione è, per così dire, chiarito dal rifiuto di ciò che egli non ha scelto di fotografare. La costruzione è la sua lettura dell'evento che ha davanti agli occhi. E' questa lettura, spesso intuitiva e molto rapida, che decide la scelta dell'istante da fotografare …"
Ma per essere apprezzato pienamente il libro va letto.
E, dopo averlo letto, credo che questo libro debba far parte della nostra biblioteca di amanti, appassionati e praticanti della fotografia.
Scheda tecnica:
Autore: JOHN BERGER
Titolo: CAPIRE UNA FOTOGRAFIA
Cura e introduzione di Geoff Dyer
Traduzione e cura dell'edizione italiana di Mari anadotti
Editore: CONTRASTO
ISBN: 978-88-6965-540-1
PREZZO: euro 19,90
PAGINE: 263
Le frasi tratte dal volume citato sono in corsivo nel testo.
John Berger - Capire una fotografia
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