Maschera di contrasto
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- Giuseppe Toffoli
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Maschera di contrasto
Buon Lunedì a tutti,
mi piacerebbe sentire il vostro parere sull'uso di questo potente e controverso, nonché spesso abusato, strumento digitale: MASCHERA DI CONTRASTO
chi la usa, quando e come?
io personalmente non l'ho mai utilizzata ma so che andrebbe usata prima della stampa giusto? perché? Leggendo qualche tutorial mi verrebbe da pensare che la maschera di contrasto sia stata inventata per far fronte alla mancanza di incisione delle ottiche meno performanti, ma forse mi sbaglio.
grazie a tutti
mi piacerebbe sentire il vostro parere sull'uso di questo potente e controverso, nonché spesso abusato, strumento digitale: MASCHERA DI CONTRASTO
chi la usa, quando e come?
io personalmente non l'ho mai utilizzata ma so che andrebbe usata prima della stampa giusto? perché? Leggendo qualche tutorial mi verrebbe da pensare che la maschera di contrasto sia stata inventata per far fronte alla mancanza di incisione delle ottiche meno performanti, ma forse mi sbaglio.
grazie a tutti
- santecastignani
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Re: Mascera di contrasto
Scattando in RAW un po' di sharpening non fa male. Occhio, però, che molti raw converter lo applicano già in automatico.Giuseppe Toffoli ha scritto:Buon Lunedì a tutti,
mi piacerebbe sentire il vostro parere sull'uso di questo potente e controverso, nonché spesso abusato, strumento digitale: MASCHERA DI CONTRASTO
chi la usa, quando e come?
io personalmente non l'ho mai utilizzata ma so che andrebbe usata prima della stampa giusto? perché? Leggendo qualche tutorial mi verrebbe da pensare che la maschera di contrasto sia stata inventata per far fronte alla mancanza di incisione delle ottiche meno performanti, ma forse mi sbaglio.
grazie a tutti
Poi dipende dai gusti, dalle macchine, dalle ottiche.
Io con DMR, M8 e 5D vecchia non ne applico; con la 5DII, un pochino, qualche volta, non guasta. Probabilmente perché siamo ai limiti delle ottiche, quando visualizzi al 100% (obbligatorio per applicare maschere e sharpening).
ciao, Sante
la
la maschera di contrasto ha origine tipografiche e poco fotografiche, anzi.
quando si scannerizzavano le dia con gli scanner a tamburo, venivano adagiate con oli atti a riempire il cuscino d'aria che inevitabilemnte si genera fra la lastra ed il cilindro., inoltre la scansione avveniva per trasparenza e seppure il materiale è di vetro otticamente puro, lo spessore è tale che inevitabilmente genera delle rifrazione che attenuano l'incisività in termini di contrasto e di dettaglio dell'immagine scansionata.
inoltre l'effetto dell'inchiostro da stampa sulla carta che varia da supporto a supporto, ha il difetto di spandersi, creando un impastume generalizzato sull'immagine.
da qui la necessità di separare ed evidenziare i contorni, prima per supplire all'effetto scanner, effetto riscontrabile anche sugli scanner piani, e secondo per contrastare l'assorbimento della carta.
se fai caso su certe belle stampe su carta pregiata, ma anche sulle riviste, i dettagli e i contorni sono molto marcati e difficlmente ottenibili nelle stampe fotografiche.
spesso eccedono per antica memoria.
e pure se ti capita di osservare uno di quei file pronti per la stampa avideo, rimarresti impressionato per l'effetto evidente di pixellizzazione nei bordi.
in fotografia, e nello specifico in quella digitale, comunque l'immagine non raggiunge direttamente la superfice sensibile del sensore, ma deve attraversare vetri colorati e filtri anti IR e di conseguenza un leggero tocco di maschera di contrasto restituisce la giusta forza e definizione.
se poi il file viene stampato per ink jet seppure i getti d'inchiostro sono nell'ordine di picolitri, un livello medio di maschera di contrasto aiuta, specialmente con carte molto assorbenti, mentre se il fine è quello della stampa fotografica, impressionata a mezzo laser o led, è preferibile non abbondare per evitare di ritrovarsi le frastagliaute nelle stampe.
insomma bisogna fare esperienza e saper dosare l'effetto e pure saper decidere se applicarla globalmente oppure solo sul livello o meglio canale del nero.
quando si scannerizzavano le dia con gli scanner a tamburo, venivano adagiate con oli atti a riempire il cuscino d'aria che inevitabilemnte si genera fra la lastra ed il cilindro., inoltre la scansione avveniva per trasparenza e seppure il materiale è di vetro otticamente puro, lo spessore è tale che inevitabilmente genera delle rifrazione che attenuano l'incisività in termini di contrasto e di dettaglio dell'immagine scansionata.
inoltre l'effetto dell'inchiostro da stampa sulla carta che varia da supporto a supporto, ha il difetto di spandersi, creando un impastume generalizzato sull'immagine.
da qui la necessità di separare ed evidenziare i contorni, prima per supplire all'effetto scanner, effetto riscontrabile anche sugli scanner piani, e secondo per contrastare l'assorbimento della carta.
se fai caso su certe belle stampe su carta pregiata, ma anche sulle riviste, i dettagli e i contorni sono molto marcati e difficlmente ottenibili nelle stampe fotografiche.
spesso eccedono per antica memoria.
e pure se ti capita di osservare uno di quei file pronti per la stampa avideo, rimarresti impressionato per l'effetto evidente di pixellizzazione nei bordi.
in fotografia, e nello specifico in quella digitale, comunque l'immagine non raggiunge direttamente la superfice sensibile del sensore, ma deve attraversare vetri colorati e filtri anti IR e di conseguenza un leggero tocco di maschera di contrasto restituisce la giusta forza e definizione.
se poi il file viene stampato per ink jet seppure i getti d'inchiostro sono nell'ordine di picolitri, un livello medio di maschera di contrasto aiuta, specialmente con carte molto assorbenti, mentre se il fine è quello della stampa fotografica, impressionata a mezzo laser o led, è preferibile non abbondare per evitare di ritrovarsi le frastagliaute nelle stampe.
insomma bisogna fare esperienza e saper dosare l'effetto e pure saper decidere se applicarla globalmente oppure solo sul livello o meglio canale del nero.
Tutto molto ben detto da Aldo.
Una variante alla maschera di contrasto in PS la trovi sotto: Filtro - Altro - Personale e si riferisce alla matrice di convoluzione. Garantisce un miglior controllo sul file.
L'input numerico non è particolarmente intuitivo ma sul web puoi trovare anche delle griglie preconfezionate.
Ciao, Mark
Una variante alla maschera di contrasto in PS la trovi sotto: Filtro - Altro - Personale e si riferisce alla matrice di convoluzione. Garantisce un miglior controllo sul file.
L'input numerico non è particolarmente intuitivo ma sul web puoi trovare anche delle griglie preconfezionate.
Ciao, Mark
Ultima modifica di marknoll il lun apr 27, 2009 2:54 pm, modificato 2 volte in totale.
Mark Knoll
- AndreaG
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La maschera di contrasto è una delle funzioni maggiormente utili di Photoshop.
Poiché la scansione, in particolar modo con scanner medio-bassi, non riesce mai a restituire dignitosamente un'immagine del negativo/positivo, un uso sapiente della maschera di contrasto permette di ottenere risultati maggiormente simili alla visione della dia o negativo originario.
La scansione è qualcosa che va valorizzato in camera chiara, così come il negativo in camera oscura, con la differenza che va lavorata perché in genere troppo moscia in partenza.
La mdc è uno strumento molto potente, va usato con criterio, pena pessimi risultati. Meglio operare a 16bit: in genere faccio tre passaggi, due sulla scansione originale (in sintesi una serve per ripristinare il macrocontrasto e una per il microcontrasto), prima di convertirla a 8 bit e una dopo il ridimensionamento e prima della stampa.
Se si utilizza la mdc dopo la scansione è bene istruire il software di scansione perché non ci metta del suo, in termini di sharpening, per evitare problemi poi.
Andrea
Poiché la scansione, in particolar modo con scanner medio-bassi, non riesce mai a restituire dignitosamente un'immagine del negativo/positivo, un uso sapiente della maschera di contrasto permette di ottenere risultati maggiormente simili alla visione della dia o negativo originario.
La scansione è qualcosa che va valorizzato in camera chiara, così come il negativo in camera oscura, con la differenza che va lavorata perché in genere troppo moscia in partenza.
La mdc è uno strumento molto potente, va usato con criterio, pena pessimi risultati. Meglio operare a 16bit: in genere faccio tre passaggi, due sulla scansione originale (in sintesi una serve per ripristinare il macrocontrasto e una per il microcontrasto), prima di convertirla a 8 bit e una dopo il ridimensionamento e prima della stampa.
Se si utilizza la mdc dopo la scansione è bene istruire il software di scansione perché non ci metta del suo, in termini di sharpening, per evitare problemi poi.
Andrea
Ultima modifica di AndreaG il lun apr 27, 2009 4:31 pm, modificato 1 volta in totale.
Un saluto, Andrea
Infatti. Dove il dettaglio non c'è (o per "pochezza" dell'ottica, o per "troppo AA" o scarsa qualità del sensore) non è che la Maschera di contrasto (o il filtro di sharpening) lo possa creare.Leggendo qualche tutorial mi verrebbe da pensare che la maschera di contrasto sia stata inventata per far fronte alla mancanza di incisione delle ottiche meno performanti, ma forse mi sbaglio.
Anzi, si rischia di introdurre artefatti che finiscono per danneggiare il risultato.
Lo strumento nasce per gli utilizzi dei quali ti hanno risposto quelli che mi hanno preceduto.
Chiaramente usato dove serve e con la dovuta parsimonia, può incrementare la sensazione di nitidezza di un immagine.
Usato a sproposito e ..sempre, porta ai risultati nefasti di cui sopra.
Si può usare in PP (meglio, secondo me, perchè più "dosabile" e dove effettivamente serve) o "on camera" (dove questa lo permette).
Saluti.
Edgar
-
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In verità nasce in fotografia o, comunque, con le pellicole... molto prima degli scanner!
Infatti in inglese si chiama UnSharp Mask, ovvero maschera "sfocata" (questo passatemelo!).
Ciò si otteneva sovrapponendo due negativi, l'originale e una sua copia, uno dei due,
risultando leggermente sfocato, proiettava una immagine leggermente più grande e morbida
che andava a rafforzare il contrasto ai bordi.
Seguendo questa tecnica la maschera di contrasto è oggi uno degli strumenti di maggior uso
nel fotoritocco di alto livello.
Per intenderci: valore bassissimo e raggio molto grande.
Ciao
Infatti in inglese si chiama UnSharp Mask, ovvero maschera "sfocata" (questo passatemelo!).
Ciò si otteneva sovrapponendo due negativi, l'originale e una sua copia, uno dei due,
risultando leggermente sfocato, proiettava una immagine leggermente più grande e morbida
che andava a rafforzare il contrasto ai bordi.
Seguendo questa tecnica la maschera di contrasto è oggi uno degli strumenti di maggior uso
nel fotoritocco di alto livello.
Per intenderci: valore bassissimo e raggio molto grande.
Ciao
Francesco
- santecastignani
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- Iscritto il: sab apr 28, 2007 7:46 pm
- Contatta:
Certo, che è il principio alla base di comandi come "clarity" di LR.francesconicastri ha scritto:In verità nasce in fotografia o, comunque, con le pellicole... molto prima degli scanner!
Infatti in inglese si chiama UnSharp Mask, ovvero maschera "sfocata" (questo passatemelo!).
Ciò si otteneva sovrapponendo due negativi, l'originale e una sua copia, uno dei due,
risultando leggermente sfocato, proiettava una immagine leggermente più grande e morbida
che andava a rafforzare il contrasto ai bordi.
Seguendo questa tecnica la maschera di contrasto è oggi uno degli strumenti di maggior uso
nel fotoritocco di alto livello.
Per intenderci: valore bassissimo e raggio molto grande.
Ciao
ciao, Sante
certo
certo, in specialmodo quando si incidevano le lastre otticamente, cioè quando si usavano le reprocamere per riprendere l'originale e creare delle pellicole per poi fare le lastre da stampa.francesconicastri ha scritto:In verità nasce in fotografia o, comunque, con le pellicole... molto prima degli scanner!
Infatti in inglese si chiama UnSharp Mask, ovvero maschera "sfocata" (questo passatemelo!).
Ciò si otteneva sovrapponendo due negativi, l'originale e una sua copia, uno dei due,
risultando leggermente sfocato, proiettava una immagine leggermente più grande e morbida
che andava a rafforzare il contrasto ai bordi.
Seguendo questa tecnica la maschera di contrasto è oggi uno degli strumenti di maggior uso
nel fotoritocco di alto livello.
Per intenderci: valore bassissimo e raggio molto grande.
Ciao
il problema della sbavatura d'inchiostro c'è sempre comunque stato e la separazione dei toni rafforza l'immagine.
nella foto, quella classica, il processo sarebbe devastante a meno che uno non voglia giocare e fare degli effetti "creativi".
Io credo che la maschera di contrasto è uno strumento validissimo, e come sempre và utilizzato con attenzione.
Le ottiche moderne ottimizzate per i sensori digitali hanno un contrasto molto marcato e quindi basta usare correttamente la curve. Per alcuni obiettivi leica R o analogici, forse c'è maggiore necessità. Ma mai abusarne. Inoltre ho notato che utilizzando in modo più marcato credo che le immagini perdano le loro tipiche caratteristiche di plasticità e tridinsionalità.
Si dovrebbero fare delle prove per i vari usi, per la visione al monitor, per la stampa fotografica (ad essere pignoli anche in base al tipo di carta ) per la stampa tipografica digitale, e stampa tipografica classica (quadricromia).
Ho notato la fantastica tridimesionalità data da una stampa tipografica in quadricromia, rispetto alla stampa digitale fotografica.
Antonio
Le ottiche moderne ottimizzate per i sensori digitali hanno un contrasto molto marcato e quindi basta usare correttamente la curve. Per alcuni obiettivi leica R o analogici, forse c'è maggiore necessità. Ma mai abusarne. Inoltre ho notato che utilizzando in modo più marcato credo che le immagini perdano le loro tipiche caratteristiche di plasticità e tridinsionalità.
Si dovrebbero fare delle prove per i vari usi, per la visione al monitor, per la stampa fotografica (ad essere pignoli anche in base al tipo di carta ) per la stampa tipografica digitale, e stampa tipografica classica (quadricromia).
Ho notato la fantastica tridimesionalità data da una stampa tipografica in quadricromia, rispetto alla stampa digitale fotografica.
Antonio
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In camera oscura la provai solo una volta, come esperimento. Di una laboriosità estenuante! In photoshop invece si fa presto (fin troppo e quindi occhio). Io uso questo metodo:
http://www.luminous-landscape.com/tutor ... king.shtml
http://www.luminous-landscape.com/tutor ... king.shtml
Spesso quello che cerchi è dentro di te... oppure nel frigo!
http://www.photomaz.com/
https://www.instagram.com/photomaz59/
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Sono d'accordo con Francesco, in C.o. quando non risolvevi il problema del contrasto con la gradazione della carta, usavi il doppio negativo. In Litografia più che Repro si usava la famosa selezione colore a Raster, la quadricomia (ciano magenta giallo e nero di copertura) che si ottenevano rifotografando il positivo con i filtri rosso verde e blu, poi si rimettevano a registro e li, si usava il nero come maschera, limitato dalle norme sull'inquinamento che ti obbligavano al 330 % totale dell'uso dei colori. Poi vennero gli scanner a tamburo, ottimi in quanto già convertivano il passaggio sopradescritto molto più velocemente ma la maschera era d'obbligo. Il problema di un'ottima stampa come dice Franco 68 è legata a troppi parametri, cercherò di elencarne qualcuno. Innanzitutto la qualità e la grandezza del positivo iniziale ( quasi mai un formato 35 mm), e la bravura di chi fa la selezione colore, la qualità ed il peso della carta, una patinata lucida da 290 grammi ( è difficile che si usi questa se non in libri d'arte di alto pregio,ovviamente per costo e peso) fa la differenza . Ma ripeto, il risultato di un lavoro può essere vanificato dalla conversione non eccelsa da Rgb a Cmky (qui sarò lapidato), gli spazi sono totalmente diversi il primo molto più ampio del secondo, e se tanto mi da tanto, la profondità si dovrebbe tradurre con numero di sfumature colore avaliabili minore di quanti ne avevamo col positivo. Purtroppo non esistono inchiostri Rgb. Inoltre, ciò che ha detto Gamaedo e sacrosanto l'inchiostro tende a spandersi, specie sulla lito (penso anche con le Ink). Allora bisognava controllare il retino e conseguentemente, l'ingrossamento del punto e la quantità dei neri creati con il nero stesso o con la somma del giallo magenta e ciano, cosa che poi era leggermente facilitata con i P.c. con la stampa in Poscript.
Il problema delle stampanti ink jet non lo conosco molto, so che arrivano anche a sei o sette colori, ma anche le Dsrl sono Rgb, la conversione chi la fa P.P impostando in simulazione lo spazio Cmky od il Drive della periferica che una volta erano recessivi nei confronti del programma? Se mi volete illuminare ve ne sarei grato ciao a Tutti
Il problema delle stampanti ink jet non lo conosco molto, so che arrivano anche a sei o sette colori, ma anche le Dsrl sono Rgb, la conversione chi la fa P.P impostando in simulazione lo spazio Cmky od il Drive della periferica che una volta erano recessivi nei confronti del programma? Se mi volete illuminare ve ne sarei grato ciao a Tutti
Ottaviano
HEISEMBERG
HEISEMBERG
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